Continuiamo l’intervista a tu per tu con Vincenzo Lucidi, dopo aver scoperto la tradizione storica di questa spezia e  l’origine di una passione tramandata di padre in figlio, approfondiamo oggi i dettagli di un impegno costante e quotidiano scoprendo qualche curiosità sulla coltivazione dello zafferano.

Qual è la filosofia che segui nel tuo lavoro? 

Coltivo la zafferano da almeno dieci anni. Ho iniziato facendo prove su prove per cercare di aumentare il numero di cormi e allo stesso tempo cercare di selezionare un prodotto sano e forte. Diciamo che dopo quello che ho scoperto, mi sento un po’ il custode di questa antichissima tradizione: so di avere tra le mani forse l’ultima generazione di zafferano che, da tempo immemore, la mia famiglia si tramanda di madre in figlia.
Probabilmente non c’è un’altra famiglia che oggi possa dir la medesima cosa, in quanto lo zafferano è sterile, ed ha bisogno dell’uomo per poter riprodursi. Lasciato a se stesso muore inevitabilmente dopo pochi anni.

Che sostanze utilizzate nella coltivazione dello zafferano? Fate attenzione alle certificazioni?

La passione che metto nelle cose che faccio e per il profondo rispetto che ho per la natura, non uso alcun prodotto chimico o di sintesi, neppure agenti di derivazione naturale consentiti in agricoltura biologica.

Per questo a chi mi chiede se il mio zafferano è un prodotto biologico, rispondo con orgoglio, che no, non lo è, ma è molto di più che biologico! Non uso i prodotti che si usano abitualmente in agricoltura biologica per concimare o combattere malattie e parassiti, né tantomeno le cosiddette malerbe: concimo solo con letame di stalla, a cui aggiungo del compost naturale organico autoprodotto e cenere di legna di camino, anch’essa autoprodotta. Mi direte voi adesso…e per le malerbe? Utilizzo un prodotto più che biologico…l’olio di gomito!

Diffidate di coloro che vantano propri prodotti biologici e poi hanno i campi lindi, scevri del minimo filetto d’erba! Nella coltivazione dello zafferano, come di tutti gli altri prodotti che coltivo, non uso null’altro che non venga dalla terra stessa o dal sudore della fronte. Adotto alcune tecniche per esempio di agricoltura sinergica e varie strategie affinate nel corso degli anni, di studio, di comparazione e anche di errori commessi e poi corretti.

Come tutelate il vostro terreno? 

Mettendo passione in quello che si fa! Se si ha passione, non si viola né si approfitta della terra o della natura.
Si fa ogni cosa col cuore, come deve essere fatto, in armonia con la natura.